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Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? 
Fino a sette volte?». 
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.


Perdonate sempre, ecco l'imperativo di Gesù.
Giungere a tale perfezione, significa che il Vangelo vive in noi, vuol dire che ci stiamo incamminando verso quella condizione che farà di noi degli uomini liberi.
Liberi non come in questo mondo s'intende, politicamente, filosoficamente o geograficamente.

La libertà assume una connotazione propria nella nostra esistenza quando il vizio, il peccato, fa fatica a toccarci, quando il nostro essere ha ottenuto il distacco dalle cose materiali, che non significa per questo il rigetto, ma il non condizionamento, il non rimanerne imbrigliati dagli strumenti tecnologici, meccanici di questa vita, che assorbiamo in ogni istante del nostro tempo.

Se il nostro cuore è sgombro, allora abbiamo vinto la grossa battaglia con la mente.
Voi penserete, il Padre Ambrogio è uscito fuori argomento in questo discorso, vi assicuro di no.

Cosa è contrario al perdono? La contesa, il rigetto dell'altro, perchè qualcosa che ci appartiene viene minacciato.
Questo inzia dal nostro " io " e scivola fino alle parole che riceviamo o rivolgiamo, dalle critiche che gli altri ci rivolgono giustamente ma che noi decodifichiamo come minacce; dalle insidie di qualcuno che interpretiamo come intromissioni nel nostro " orticello ", con la paura di essere derubati di qualcosa e gli esempi in tal senso si sprecherebbero. 
Ma allora perchè perdonare se sappiamo di avere ragione.

“Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?” ( S.Paolo 1Cor. 6,7 )

Il portatore di Pace, inizia dal non contendere, colui che cerca una vita spiritualmente autentica, è colui che quando non per Fede, ripiega su se stesso il proprio " io " ferito, come un giunco, piuttosto che reagire con l'illusione di trovare ragione nel contendere.

Chi non perdona non vince mai e la battaglia la perde prima con se stesso e non con l'altro, con cui crede di fronteggiare.
Chi non perdona non si ama, è un uomo che ha un cuore di pietra, che non ammette le debolezze altrui, perchè lui si crede giusto.

Chi non sa perdonare è solitamente un uomo condannato alla solitudine, a non saper intrattenere rapporti sociali, ne di coppia, semmai con altre persone del suo stesso lignaggio, laddove alimenta covoni di rabbia che spesso esplodono in incendi giganteschi, di cui anche le cronache giornalistiche e televisive sono intessute tutt'oggi.

La ragione ovvia per cui Gesù chiede il perdono, è il desiderio che l'uomo incarni in se il Comandamento dell'Amore, cioè quell'Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi e per come ci ama in ogni istante della nostra vita.
Il perdonarsi mette in fuga il demonio, padre della contesa. 

Satan etimologicamente significa colui che divide e se la nostra esistenza è una divisione tra fratelli, allora noi non siamo una famiglia, una società, una coppia ma siamo dei separati all'interno dei nostri rapporti prima con noi stessi e poi con il prossimo.

“Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. 
Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.”

Ecco allora perchè perdonarsi sempre, se il mondo, l'uomo in particolare, avesse adottato ciò, Satana avrebbe già lasciato la terra e sarebbe tornato nel proprio regno per l'eternità. 
L'uomo sarebbe con Dio in eterno, mentre continuando a servire il padre dell'odio, egli condanna se stesso ad essere suo servo.

Padre Ambrogio

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