Buchi neri






Nel cammino spirituale di ciascuno di noi esistono molti buchi neri, spezzoni di pellicola che mancano, comunemente detti tagli.
Ciò accade in  ogni istante della nostra vita, si verificano in gioventù, dopo il matrimonio, quando un caro vola in Cielo o un dolore ci sfiora direttamente. Fa parte della nostra umanità debole, identificandosi in quelle parole di Gesù quando dice: 

“ Lo Spirito è forte, ma la carne è debole, vegliate e pregate per non cadere in tentazione”.

Spirito, Anima e Corpo sono indissolubili tra loro e se una di queste, per un attimo si ritira dal proprio ruolo, allora l’uomo diventa come qualcosa che funziona male, che cerca di arrampicarsi e che al tempo stesso scivola inesorabilmente.

Noi pensiamo che tutto ciò che facciamo sia buono e bello, che sia necessariamente gradito a Dio, perchè quando lo realizziamo ci sentiamo in Pace, sentendo in noi un senso di soddisfazione, ma non è sempre così.

In questi anni in alcune Chiese Cristiane in particolare quella di Roma, si è dato ampio spazio alla politica del “ fare “, a quello che viene descritto come “ puro attivismo “, mettendo da parte la prassi cristiana, cioè l'arte della contemplazione, della preghiera, dell'ascolto, di quell'ascetismo che resta invece parte primordiale della Chiesa Ortodossa.
Uno spasmotico fare, ci ha portato a pensare che  “ uno sfrenato movimento “ ci potesse far trovare santi davanti a Dio, in forza e virtù soltanto delle " opere "; ed abbiamo dimenticato quella bella espressione evangelica di Marta e Maria...” Marta, Marta, tu ti preoccupi di molte cose, Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta...”.

Non che con questo, voglio criticare acerbamente tutte le belle iniziative che sorgono, ma spesso mi chiedo se queste siano per il bene delle anime, ovvero sia il bene di tizio o caio davanti agli occhi di un uomo che si chiama Vescovo, Curia o altro...

Così facendo ci si svuota di ogni spiritualità e ci si ritrova con il tempo ad avere dentro se, solo della mera o fruttuosa esperienza lavorativa, ricchi per il bene, ma in crisi con se stessi, senza magari rendersene conto.
Ragion veduta, tutto ciò in cui si crede ciecamente e che si è fatto con il cuore, fa cadere in una crisi d’identità spirituale e portando aiuto agli altri non si è pensato alla propria anima. “ Medico cura te stesso....”.

Ritengo pertanto che il bene per un'anima , è guardare in assoluto a Dio, istaurare con Lui un rapporto primario, dove un amante incontra l'Amore per istaurare un rapporto nello Spirito Santo. 
Se c'è l'ansia, la sofferenza o il dubbio e non c'è la Gioia quella vera, ma isterismo forzato, per come può accadere spesso, allora lì non c'è lo Spirito Santo.
Non che non si è perfetti cristiani, ma si vive un cristianesimo fatto di " cose " e non intessuto di realtà spirituali o soprannaturali. No, questo non è puro angiolismo è realtà concreta di una vita vissuta nello Spirito della Chiesa.

La Cristianità vissuta nel nostro lavoro quotidiano ci pone un grande merito, vivere la Fede nel nostro tessuto sociale, vivere la nostra realtà lavorativa con amore vero, con spirito di donazione; portando Gesù non in una predicazione provocante, ma in un silenzio fatto d’amore e di concretezza, di vicinanza e comunione di Fede. 

Questo atteggiamento pone nelle condizioni ideali per accettare in noi Dio.

Non occorre fare molte cose, farne meno e farle meglio per Dio!
Abbiamo avuto fino ad oggi un'educazione che considero errata, quella cioè di ritenere di essere santi perchè si son portate a termine grandi opere, ed invece abbiamo perso le piccole…..l'ascolto, la preghiera, la carità silenziosa e nascosta agli occhi dei molti...quella vera! Quella fatta dalle piccole cose, anche da un semplice sorriso o di una frase non detta.

(Isaia 66:1-2) Così dice il Signore: “ Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore -. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola ”.
In questo abbiamo fatto la nostra struttura portante, convinti che il fare molte cose ci facesse crescere spiritualmente, forse siamo cresciuti davanti a chi ci ha chiesto di farle tutte queste cose,  aumentando al "suo" cospetto, ma forse diminuendo davanti a Dio in altre.

In questo caso, forse abbiamo messo noi stessi al centro della nostra esistenza, invece che Dio, e tutto ciò può anche accadere in modo inconsapevole e in buona fede. 

Prefigura un cerchio davanti a te, al centro abbiamo posto tutto ciò che facciamo ed ogni cosa che ci appaga, poi chiediamo a Dio: vuoi venire qui dentro in tutto ciò che ho fatto?

La ragione per cui Dio non ci risponde è spesso questo, il fatto che noi stiamo dentro il cerchio e Lui lo abbiamo lasciato fuori!


               Padre Ambrogio

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