La Parola e l'odierna Società



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Possiamo parlare liberamente in questa società? Ci sentiamo liberi di poter esprimere le nostre riflessioni, il nostro pensiero?

Spesso e volentieri siamo condizionati dal comportamento altrui, perchè abbiamo timore di tirare fuori la parte segreta di noi. Nel tempo l'uomo ha imparato a parlare sempre meno, dicendo sempre più ciò che invece avrebbe dovuto tacere. 
Siamo diventati conoscitori degli altrui problemi, ma andiamo in crisi per quanto ci riguarda. In poche parole, siamo dei perfetti osservatori e scrutatori dei difetti altrui ma guai a guardare nella nostra coscienza.

Direte voi, cosa c'entra questo discorso con l’esperienza quotidiana nella società in cui viviamo; io rispondo che tutto ha attinenza nella nostra vita tra ciò che viviamo e la Parola di Dio. Se la Parola non riesce a penetrare nel nostro cuore e produrre un solco, l'acqua non potrà scorrere e creare quella vita che porta in se.
Quindi non essendoci vita in noi, non riusciremo a vivere bene la nostra all’interno della società in cui siamo innestati.

La Parola viene vissuta non soltanto nell'ascolto, quello deve esserci indubbiamente, ma se manca l'assorbimento, se manca questo solco che permette di convogliarla, trascinarla, dirigerla laddove ce n'è bisogno, si rischia di sciuparla, di disperderla in posti non idonei. 

Ecco quando la Parola perde la propria efficacia. Il bene prezioso, la Perla che tante volte Gesù ci richiama all'attenta osservanza e alla gelosia santa.
Un bene prezioso da custodire al centro del nostro cuore, un modo rarissimo di tributare un onore del tutto speciale, dal quale dobbiamo prendere per poi riversare agli altri. Spesso si dice che non si riesce a trasmettere agli altri, perchè non si ha nulla da donare.

Chi è sazio soltanto di se, certamente offrirà qualcosa che gli appartiene che è logicamente limitato, ma se possediamo dentro di noi la Parola di Dio, avremo una ricchezza  e un Dono da distribuire sempre diverso, per ogni creatura che incontreremo. 
Non avremo bisogno di strillare per poterlo donare, perchè il Dono va distribuito nel silenzio, nel nascondimento, come il seme che deve morire per portare molto frutto. 

Non si è mai donato nulla strillando a squarciagola, ma tacendo come Gesù che prese il peso della croce sulle sue spalle e si incamminò consapevolmente sul calvario, ricevendo gli insulti e i giudizi dei più intimi, l'indifferenza e la solitudine che è propria della passione. 
Spesso rivivo attraverso le Scritture o nella vita quotidiana questo stato di solitudine e nella mia mente, lo strazio di Colui che ha donato tutto  a tutti, senza aver avuto nulla in cambio, se non ingratitudine e solitudine.

Ciò che noi offriamo e doniamo non viene da noi, esseri limitati ed interessati, ma da Dio che è datore di ogni bene e conosce il segreto di ogni nostra manifestazione. Dobbiamo sempre andare avanti nelle nostre scelte, non curandoci dei pensieri controversi delle persone che magari ci vorrebbero in questa o in quell'altra maniera. Dobbiamo essere sempre ciò che siamo, ed imparare ad amare, anche se troveremo molte spalle che si voltano davanti a noi. Diversamente correremo inconsapevolmente sempre dietro a modelli umani che lasceranno alla fine "il niente" nel nostro cuore.

La nostra società è fatta di ritmi che spesso quando non riesci più ad inseguire, iniziano a farti inciampare. Bisogna proprio in questo tempo, trovare degli spazi propri e cercare di trovare un posto dove il cuore, la mente e le membra, si fermino per pensare e contemplare.
Per questo occorre una disponibilità precisa e serena che non sempre ci appartiene, proporzionalmente alla giornata che è trascorsa. Occorre imparare a distaccarsi dai problemi quotidiani, lasciandoli fuori dalla porta, facile? Non sempre, ma necessario.

La Volontà di Dio sia la nostra meta, la pace e la serenità, la si può raggiungere anche in una piazza ghermita di gente come in cima ad una montagna. Il risultato lo si consegue in proporzione alla nostra disponibilità interiore, al silenzio che riusciamo a fare dentro noi.
Non è un abito che fa Santi, ma oggi più di ieri, i Santi sono chiamati ad essere tra la gente e scendere tra le persone, ad imbrattarsi le mani con il fango del mondo, inzuppandosi le braccia e cercando di tirare fuori quanto di buono c'è, educando con la propria testimonianza coloro che non lo sono ancora.

Vivere lontano dagli sguardi, può essere anche un modo per fuggire la società odierna e i problemi della vita che mal si conformano al Vangelo, ma si resta sempre degli esempi sconosciuti.  E’ una mistica del tutto particolare, gli operai lavorano in fabbrica.

Dio ci chiama ad essere ovunque Egli vuole, scegliamo di seguire la Sua Volontà, ma sia Lui e non noi a fare l'ultima scelta.

Padre Ambrogio

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