Il perdono

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Quale senso attribuiamo al perdono nella nostra vita spirituale?
Molte volte attendiamo dagli altri il primo passo, per poi anche noi farci avanti.
In quel momento in cui siamo decisi a farlo, potrebbe subentrare una esitazione nel perdonare o farci perdonare, portandoci ad indietreggiare dal nostro proposito.

Questo momento di esitazione è molto pericoloso, infatti il tentatore, solleticando l'orgoglio può inculcare nel  cuore la scintilla del fuoco dell'io maledetto, che fa trovare mille giustificazioni per ricusare dal proposito.

La quaresima è il momento propizio, momento d'oro che dovrebbe farci riflettere non poco sulle nostre debolezze, sui nostri limiti spirituali, che non permettono al cuore di purificarsi come oro nel crogiolo.

Essa non può essere solo uno spazio temporale, è  un percorso giornaliero nel cammino del cristiano ortodosso. La nostra stessa preghiera, è un chiedere perdono continuo, ad ogni battito di cuore, sempre: “ Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me“.


Il Signore ammonisce dicendo di dover Amare e chiedere perdono ai nostri stessi Fratelli e maggiormente ai nostri nemici. 
Allora sì potremo portare la nostra offerta a Lui.

La nostra offerta può consistere in una preghiera, come il nostro silenzio stando davanti a Dio cercando di ascoltare la sua Voce. Se il nostro cuore è appesantito dalle colpe dell’orgoglio, o da sentimenti che sono contrari alla legge dell'Amore o del perdono, le nostre orecchie saranno sorde alla Voce di Dio che cerca di farsi sentire in noi.
Spesso diciamo che Dio non parla, mentre è il nostro cuore che continua sempre a parlare senza dare spazio a Dio, riempendoci di elogi e condannando gli altri per i loro peccati. Accusando gli altri ed elogiando il nostro santo comportamento, così come la parabola del pubblicano e del fariseo.

Ridurre la nostra quaresima soltanto a quaranta giorni l'anno, significa essere un cristiano part-time. Gesù ci chiede di essere cristiani a tempo pieno! 
Non a caso molti dicono “ a Natale tutti devono essere buoni “, ma trascorso il Natale, possiamo tornare ad essere ciò che eravamo prima?
Non posso prendere l'aratro con tutti i miei buoni propositi e costatata la fatica del lavoro che c'è da portare avanti, decidere di lasciare tutto per il campo e andare via. 
Gesù dice che nessuno può definirsi suo discepolo agendo così.

Il nostro impegno deve essere quello di perdonare di cuore ogni mancanza, ogni offesa, qualsiasi cosa seppure terribile, in favore di colui che non comprenderà il nostro gesto e che magari interpreterà le nostre parole o il nostro scritto come debolezza o ammissione di una colpa, ma che porterà negli anni a venire dentro di se. 



Questo è il miglior seme piantato nel cuore del tuo fratello, il digiuno migliore, la nostra preghiera gradita a Dio, allorquando sapremo dare all'altro il peso della nostra crescita spirituale, del nostro Amore, nella consapevolezza che tutti noi siamo peccatori e abbiamo bisogno del perdono e dell'amore reciproco.

Non un gesto ipocrita e rituale, ovvero un abbraccio che non sa di nulla, ma un segno concreto per chi abbiamo allontanato dalla nostra esistenza.
Così riusciremo a trasformare il tempo di quaresima, del lutto, della penitenza, in un tempo di gioia!

Padre Ambrogio

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