Attendere


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Attendere rappresenta uno dei grandi limiti umani. 

Tutto e subito è l’imperativo dell’uomo odierno.
Non si è più capaci di aspettare che le cose maturino e che gli eventi sgorghino dal tempo.

Seppure certi eventi della vita obbligano ad una risposta immediata, non sempre siamo chiamati in tutte le situazioni a dovere avere una rezione immediata.

Così anche il sedersi e riflettere può metterci nelle condizioni di non sbagliare, oppure di ridurre notevolmente le brutte cadute.
Ma attendere spesso suscita in noi un sentimento di nervosismo, come se qualcuno ci togliesse qualcosa che ci appartiene.
Infatti la premura di fare tutto e subito fa parte del nostro " io ", mentre il saper attendere è una virtù che si conquista con fatica e tempo.

Potremmo dire che la premura ci è connaturale mentre la virtù dell'attesa è un dono. Come tutti i doni però va conquistato e una volta ottenuto va custodito per non perderlo.
Infatti il mondo non sa attendere e così ha educato i propri abitanti a osservare la regola del mordi e fuggi.
Pertanto, chi è incline all'attesa, fa fatica a sopravvivere in una esistenza che gira velocemente. Non si ritrova più nei rapporti sociali anche quelli più intimi. Il mondo ci propina tante di quelle cose che portano l'uomo a non trovare più il tempo per pensare ne agli altri e neppure a se stesso.

Se fate bene attenzione, noi giornalmente siamo bombardati da mille cose, cose che vogliamo fare e altre che vorremmo fare ma che per assenza di tempo, lasciamo cadere lungo la nostra via. Sentiamo in noi esigenze diverse che spesso si sovrappongono, cose inutili, riepitivi falsi del tempo a nostra disposizione ma così facendo addirittura non riusciamo più a pensare e meditare a qualsiasi cosa riguardante noi stessi. Cessiamo di parlare a noi stessi.  

Questo è il grande pericolo di cui l'uomo non si rende più conto, ormai si vive in una società che come un vortice risucchia tutti in questo tornello. Quando si incontra qualcuno che ha la forza di fermarsi e riflettere sul senso della propria vita, allora lo si vede come colui che vive in un'altra dimensione. Il mondo crea proseliti molto più di quanti li creano coloro che vivono in una dimensione umana.

Vivere un'esistenza incentrata a pascere i bisogni altrui, creare ricchezza che non ti appartiene ti farà inesorabilmente schiavo e non rappresenterà l'evoluzione dell'uomo. Non ci si evolve per avere un'auto o permettersi una vacanza o un paio di scarpe firmate.
Questi sono rumori che il mondo compie per impedirti di pensare, distrazioni che ti impediscono di ascoltare dentro di te, falsi successi. 

Occorre invece imporsi spazi e momenti che ti stimolino per il futuro a tornare a pensare alla tua anima come il bene supremo, cercando di svuotarti di tutti questi falsi idoli con cui sei stato fatto schiavo.

Riflettere, pensare, scrutare il proprio agire e vedere la propria vita se è in conformità con il Vangelo, l'unica vera alternativa per l'uomo di oggi per non cadere nei gorghi di questo fiume, che ha la forza di trascinare anche chi crede di essere il nuotatore più abile per condurlo nel suo profondo abisso.

Padre Ambrogio

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