Ti voglio bene

La foto non è di proprietà dell'autore del presente scritto


Che bella frase, che bella scena, potremmo immaginare nella nostra fantasia vedendo due bimbi che, abbracciati guardano da una finestra spalancata il loro futuro da grandi. 

Quanto sarebbe bello il mondo se fosse visto dagli occhi di questi bambini,  restando sempre così insieme.
Nella semplicità di quei cuori, scaturisce tutta l'essenza del nostro cristianesimo, ormai forse ridotto a semplici conformismi, a pratiche esteriori, rituali che ciclicamente ritornano come le stagioni. 

La semplicità, l'amore, l'abbraccio che non si esaurisce, vede in questi fanciulli i ricordi della nostra giovinezza, i momenti in cui non c'era spazio per l'arrivismo, per i pensieri di contesa. 
Soltanto un sentimento puro d'amicizia, portava lontano la nostra immaginazione, vedendoci insieme per realizzare un qualcosa insieme ad un altro/a e mai da soli.

Gesù mio, è proprio vero che se non ritorniamo ad essere come i bambini, non entreremo nel Regno dei Cieli e, se tutto ciò che noi sappiamo fare è sempre lottare per un fazzoletto di terra, per un avanzamento di carriera, per un'eredità, per un pozzo petrolifero, per il controllo di una nazione, allora vuol dire che siamo " cresciuti " un pò troppo in fretta e male... 

Forse abbiamo sviluppato eccessivamente l'immagine di noi stessi, da fanciulli che eravamo, ci siamo trasformati in Polifemo, che sì grandi e possenti, non hanno occhi per vedere se non solo attorno a se stessi, continuando ad inciampare, divenendo vittime della propria cecità.
Essere piccoli, è essere grandi davanti a Dio. 
Essere semplici, è essere abbracciati ad un'altro/a, dentro il quale c'è Gesù stesso, vivendo così spensierati, felici, totalmente affidati al Padre. 

I bambini non hanno preoccupazione di ciò che mangeranno, di ciò che vestiranno, di quanti giorni sono trascorsi, delle loro rughe, se hanno le ginocchia sbucciate per le cadute. 
Sorridono sempre, anche se manca qualche dentino all'appello, così come fa la mia amata nipotina.
Gesù ci chiama a questo!

“Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. 
Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? 
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”. ( Matteo 6:26-34)

Questo abbraccio però cessa sempre quando iniziamo a diventare grandi. Per questa smania di essere autonomi, ci piace tanto vestirci da adulti, comportandoci ed emulando coloro che reputiamo “ più grandi di noi “. Chiamiamo questa perdita di purezza interiore " emancipazione ".

Ma trascorsi gli anni in cui si sono esauriti questi pruriti, iniziamo a sentirci soli, perchè quell'abbraccio ci manca tanto, allora l'uomo comprende fino in fondo il peso della solitudine, cercando di riempirla con qualcosa di altro. 

In quell’istante tutte quelle persone, cose, quegli oggetti, monili di vita di cui ci si era circondati perché ci facevano sentire grandi e al di sopra di tutto e tutti,  acquistano uno squallore, un grigiore e una solitudine estrema, che molto spesso sfocia nella disperazione.

Allora l'immagine di questi due bimbi abbracciati torna alla nostra mente ed il sorriso riaffiora sul nostro volto, un ricordo piacevole accarezza la nostra immaginazione desiderando tornare a quella realtà.

Padre Ambrogio

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