Del rinfacciare i peccati altrui





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Più volte nella vita, è accaduto di sentirsi rinfacciare comportamenti commessi, manchevolezze, peccati, di cui magari non si era responsabili.

Si sarebbe potuto riprendere verbalmente i millantatori; magari essi stessi ne erano autori di ciò che accusavano, ma si è preferito restare zitti per far morire il discorso.

Non dico che quel tacere abbia fatto bene in quel preciso istante, ma la prudenza e l’offrire al Signore quel silenzio o quello stato di sofferenza interiore, hanno reso meno brucianti quelle frasi o meglio ci ha aiutato a soffocare dentro noi l’offesa.

Sembra infatti, che molte persone spinte da solletico luciferino, sentano lo stimolo o il bisogno di fare del male al prossimo, in maniera gratuita, seppure verbalmente, ricordando o manifestando a chi sta davanti, eventi di cui magari sono stati testimoni o di cui hanno sentito solo parlare o per personale supposizione.

Coloro che commettono una simile azione, sono paragonabili a chi prende un barattolo di vernice e la versa addosso al vestito altrui.
Coloro che subiscono, restano nella condizione dell'imbrattato che decide di attendere al proprio posto, seppure volgendosi a Cristo, subendo silenziosamente questo accanimento.

Il rimproverare o il manifestare i peccati altrui, non è un mandato divino per rendere pazienti gli altri, ma è un obbedire a Satana, il quale continua sempre a manifestare pubblicamente le manchevolezze altrui,.

Questa sua tecnica, ha il solo scopo di svergognare qualcuno per il suo passato, con lo scopo di far perdere la dimensione misericordiosa e d’Amore di Dio, facendo precipitare nello scoraggiamento le anime, affinchè tornino nella loro condizione antecedente la conversione.

Per questa ragione, nessuno deve rinfacciare le manchevolezze di chiunque, se queste sono state emendate, perdonate da Dio o che non lo siano state.
Nessuno ha questo diritto, ne per il bene, ne per il male.
Nessuno conosce le lacrime o il pentimento che un’anima ha percorso nel suo cammino di purificazione, per sciogliere i legacci che lo imbrigliavano al peccato.

Satana si contorce nella sua incapacità di chiedere perdono, mentre una creatura debole come l’uomo, è capace di questa facoltà del cuore.

Cosí infatti Gesù dice di non giudicare, di amare il prossimo, affinchè nessuno cada nella trappola di volersi sostituire a Dio, acquisendo una falsa onnipotenza di giudizio.
Nessuno di noi ha il diritto di puntare il dito su nessuno, solo sul peccato, materia di rinnegamento a Dio stesso.

Forse il Signore ci fa subire tal volta queste sofferenze, per educarci a questo principio, affinchè impariamo a serrare la bocca ed avere uno sguardo compassionevole verso chi sbaglia.

Vivere senza mai rinfacciare nulla o accusare alcuno, è vivere nella dimensione d'Amore, che ci fa sperimentare quanto grande sia il legame con Dio a cui siamo intimamente legati.

Perdonare è la virtù cristiana per eccellenza, che ci fa prossimi a Gesù e al Vangelo, ma il non fare al prossimo ciò che non vorremmo fosse fatto a noi, è il risultato pratico dove possiamo riuscire a non restituire il male ricevuto, perchè ciò non è da Cristiani.

Padre Ambrogio

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