Mio dolce e caro Amico...





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Chi non ha avuto un Amico?
Chi non è rimasto deluso, tradito, a volte in maniera anche tragica, da chi incarna questa parola, tanto intima, quanto vera, bella e passionale?

Iniziamo a ricevere delusioni nella vita sin dalla tenera età, proprio dalle persone a cui avevamo riposto tanta fiducia ritenendoli veri Amici.
Occore passione nel pronunciarla questa parola, cosí come quando pronunciamo Amore.
Infatti per un Amico si prova Amore, un grande sentimento, che non è quello inteso dal richiamo dei corpi, ma che comunque coinvolge tutto il nostro spirito, senza che comunque ci sia sensualità.

L'amicizia spesso è assimilata al rapporto tra fratelli, può essere un legame talmente forte che può superare i vincoli parentali. È giusto il detto popolare che recita: " i parenti me li ha dati Dio, gli amici li scelgo io ".
In effetti si riesce spesso ad aprire il proprio cuore ad un amico e non ad un componente della propria famiglia.


Ma esaminiamo il punto cruciale di oggi, se è corretto tale atteggiamento o se nel nostro fare c'è un atteggiamento di repulsione riguardo i nostri parenti, che ci spinge ad aprirci ad una persona estranea al gruppo familiare, perchè si ha paura di essere giudicati da quelli di casa nostra.

Ritengo che ogni immagine d'uomo, parente o amico, non dovrebbe mai lasciare la propria collocazione ne confondersi con altre, ma restare nel proprio ruolo.
Nella totalità, un amico non è altro che un consimile dello stesso sesso o dell'altro a cui riusciamo a parlare con il cuore aperto.
Il migliore amico, è sempre colui che ha una forte capacità di ascolto e che ti dona una soluzione al problema, che non ti giudica e sa restarti vicino nei peggiori momenti della vita.
Un compagno di percorso, nella espressione lessicale più pura.
Molte volte però, occorre comprendere dove porta tale scelta e se è davvero quella migliore.

Se gli altri che consideriamo amici, poi sono solo frutto delle nostre proiezioni psicologiche o del nostro desiderio di trovare in loro ciò che manca nella nostra vita o il potersi appoggiare sull'aiuto di qualcuno, per affrontare i problemi che non vogliamo affrontare da soli.
Alcuni vorrebbero dall'amico una condivisione al proprio stile di vita, gusti e sentimenti che farebbero dei due quasi dei gemelli.
Quando tali presupposti però non collimano, allora il rapporto declina.

Subentra amarezza, frustrazione, delusione, abbandono.
L'antico adagio recita bene quando afferma: " chi trova un amico, trova un tesoro ".
Le amicizie secondo il mondo si creano e pongono in essere interessi umani, mondani. Alcune durano una vita, perchè una delle due parti cede all'altra, sottomettendosi volontariamente per fragilità caratteriale. Altre invece per come ho scritto sopra, dopo un tempo, finiscono perdendosi di vista per svariate motivazioni.

L'amicizia secondo Dio invece è perfetta.
Essa infatti incarna quel sentimento Agapico, che fu proprio di Cristo Gesù il Signore Nostro verso ogni creatura.
L'Amore che tutto si dona senza riceverne contraccambio, che rispetta l'altro senza prevalerne.

L'Amore trascendente che vede in ogni creatura un essere uguale a se, non inferiore ne superiore e che riconosce in essa l'immagine gloriosa del Cristo, il Figlio di Dio.
Da questo rapporto scaturisce un legame spirituale ultraterreno, che vede i due uniti in un Amore comune: Dio.
La ricerca dei propri interessi sono fondati essenzialmente ad un " bene superiore " che non è materiale e che trova la propria essenza nella Fede.

Pertanto ogni problematica umana nel rapporto tra i due amici, è vista ed interpretata non secondo concetti propri ma secondo un disegno salvifico, che si attualizza alla Luce del Vangelo e del suo insegnamento, che diventa la linea guida della vita.
La ricerca del bene Vero, spinge gli Amici a ripercorrere nel loro rapporto, le stesse espressioni che furono di Gesù, cioè che non siamo più considerati schiavi ma Amici secondo Dio.

Di questo concetto pertanto i Cristiani, fanno di un rapporto umano, un mezzo di comunione e santificazione, che trova l'apice non nel trovare interesse l'un l'altro secondo i sentimenti del mondo, ma nel compiacere Dio, allorquando Gesù stesso comandò di amarci vicendevolmente per essere riconosciuti suoi discepoli.


Ecco la purezza del sentimento amicale, avere a cuore la salvezza eterna di chi condividiamo la vita, le asperità, le gioie, la Fede.
Non pertanto quelle effimerità che sono proprie dei pagani o di quanti si definiscono cristiani ma non lo sono nei sentimenti, vivendo un falso cristianesimo di facciata.

Tutti noi siamo tenuti a rivedere il nostro cuore, disintossicandolo dai disordini emozionali, dai falsi sentimenti ipocriti di circostanza, per porre essenzialmente in noi un unico desiderio, la riscoperta dell'Amicizia in Cristo Gesù e di riflesso con chi abbiamo vicino in questa vita terrena.

Padre Ambrogio

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